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March 20, 2024

L'italiano e il fascismo - Episodio 11 (stagione 6)

Durante la dittatura fascista anche la lingua italiana subì un po' di cambiamenti e di imposizioni / During the fascist dictatorship the Italian language underwent some changes and impositions

Durante la dittatura fascista (1922-1943) anche la lingua italiana cambiò, perché il regime imponeva l'uso dell'italiano in sostituzione di parole straniere. Come sentirete in questa puntata, il risultato fu la traduzione di nomi e luoghi, nonché l'invenzione di termini, che oggi ci suonano molto buffi, a tratti anche ridicoli.

Curiosi? Ascoltate l'episodio "L'italiano e il fascismo" e diteci cosa ne pensate scrivendoci a podcast@scuolaleonardo.com

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----------- ENGLISH ------------

During the fascist dictatorship (1922-1943) the Italian language changed because the regime imposed the use of Italian to replace foreign words. As you will hear in this episode, the result was the translation of names and places, as well as the invention of terms, which today sound very funny, even ridiculous.

Are you curious? Listen to the episode "L'italiano e il fascismo" and tell us what you think by writing to us at podcast@scuolaleonardo.com

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Transcript

Katia
Buongiorno a tutti e benvenuti a una nuova puntata di Italiano ON-Air, il podcast della Scuola Leonardo da Vinci sulla lingua italiana. Io sono Katia. 

Alessio
E io sono Alessio. Buongiorno Katia.

Katia
Buongiorno anche a te Alessio. Mi hai scritto prima per dirmi che hai un’idea per la puntata di oggi. Sono curiosa, di cosa ci vuoi parlare?

Alessio
Ti ricordi che per la puntata sulla Festa della Donna abbiamo parlato della parola ‘cocktail’ e abbiamo detto che durante l’epoca fascista c’era stato il tentativo di sostituirla con l’italianissima espressione ‘bevanda arlecchina’. 

Katia
Certo che mi ricordo. Un tentativo molto buffo che non ha avuto molto successo… 

Alessio
Ecco, e se ti dicessi che non è l’unica parola che ha subito questo tentativo di traduzione?

Katia
Sul serio? Hai qualche altro esempio?

Alessio
Molto meglio! Ho provato a scrivere un piccolo testo utilizzando tutte quelle espressioni che durante l’epoca fascista (durata circa vent’anni dal 1922 al 1943) sono state introdotte per sostituire le parole di origine straniera o che comunque avevano un collegamento con altri paesi.

Katia
Vai, ti ascolto!

Alessio
Ecco qui, allora inizio: “È sera e, dopo avere visto una pellicola al cinematografo, decidi di incontrare un collega alla taverna “Buona Aria”. Scendi dal tuo tassì ed entri nella taverna. Ti siedi a un tavolo, proprio sotto una grande fotografia del famoso cantante e musicista Luigi Bracciaforte. Il cameriere si avvicina e ti lascia una lista. Il tuo collega non è ancora arrivato, ma decidi comunque di ordinare un’insalata tricolore accompagnata da un buon bicchiere di sciampagna. Quando, finalmente, il tuo collega arriva e ti saluta: ‘Buonasera!’, ‘Buonasera a Voi!’”.

Katia
Uh...devo dire che il senso del testo mi è chiaro, ma ci sono alcune parole strane, che mi sembrano, come dire, molto ‘vecchie’…

Alessio
Sì, assolutamente. Ora ripeto lo stesso testo, questa volta con un italiano più contemporaneo. “È sera e dopo avere visto un film al cinema decidi di incontrare un collega al bar “Buenos Aires”. Scendi dal tuo taxi ed entri nel bar. Ti siedi a un tavolo, proprio sotto una grande fotografia del famoso cantante e musicista Louis Armstrong. Il cameriere si avvicina e ti lascia un menù. Il tuo collega non è ancora arrivato, ma decidi comunque di ordinare un’insalata russa accompagnata da un buon bicchiere di champagne. Quando finalmente il tuo collega arriva e ti saluta: ‘Buonasera!’, ‘Buonasera a Lei!’”.

Katia
Ahahah, non ci credo!! Cioè in quell’epoca traducevano anche i nomi di città e persone?!

Alessio
Sì, per esempio la città di Buenos Aires, in Argentina, si sarebbe dovuta chiamare ‘Buona Aria’, oppure, ancora più divertente, lo statunitense ‘Louis Armostrong’ diventava quasi italiano ‘Luigi Bracciaforte’. Ma andiamo con ordine. Ti ricordi anche altre variazioni?

Katia
Beh, sì ad esempio all’inizio hai parlato di ‘pellicola’ e ‘cinematografo’, che oggi invece indichiamo più semplicemente con ‘film’ e ‘cinema’.

Alessio
Esatto! E ne ho dette altre?

Katia
Allora fammi pensare… Sì, hai usato la parola ‘tassì’ (con due s), invece di ‘taxi’ (scritta con la x). Oppure il ‘bar’ era la ‘taverna’, parola che ancora oggi ritroviamo nei nomi di alcuni bar o ristoranti. 

Alessio
Sì, e al bar il cameriere porta la ‘lista’ e poi ‘un’insalata tricolore’ insieme a un bicchiere di sciampagna.

Katia
Allora, immagino che la ‘lista’ sia il ‘menù’ dato che ancora oggi si può sentire il nome ‘listino’. La ‘sciampagna’ credo che sia un tentativo di italianizzare il francese ‘champagne’. Ma ‘insalata tricolore’ non ho idea di cosa sia…

Alessio
L’insalata russa!!

Katia
Ma come anche quella?!

Alessio
Certo! Tutto doveva essere 100% italiano!! E per i saluti, hai notato niente?

Katia
Sì. Mentre oggi nel linguaggio formale si utilizza il ‘Lei’, in quell’epoca era di moda il ‘Voi’. Tant’è che nel Sud Italia è una forma che si utilizza ancora oggi.

Alessio
Esatto, uno dei pochi cambiamenti linguistici sopravvissuti fino ai giorni nostri, anche se diffuso solo in poche zone.

Katia
Beh, direi che dopo questo viaggio nella storia e nella lingua italiana possiamo salutare i nostri ascoltatori. 

Alessio
Come sempre grazie per essere stati con noi, ci diamo appuntamento alla prossima settimana con ITALIANO ON-AIR!

Katia
Ciao a tutti!